Spesso mi chiedo perché il calcio abbia preso una parte importantissima della mia vita, per la Lazio rinuncerei anche ad un paio di scarpe e questo ne dà un’idea.
Sì, faceva parte del mondo prima del coronavirus, prima che questo bastardo, uscito da chissà quale pipistrello, iniziasse a camminare tra di noi.
“Sognando Beckham”, anche questo faceva parte del mondo prima del coronavirus, adesso me sogno la Lazio pure de notte.
La salute al primo posto, la salute prima di tutto e lo rispetto, ci mancherebbe, ma con tutta l’anima spero nella ripresa del campionato.
Perché sono tifosa e dopo la salute, il lavoro, penso al calcio.
Perché è cosa buona e cosa giusta avere 90 minuti di evasione, come accadde contro il Cagliari, anche più di 90.
Perché noi abbiamo bisogno della disperazione mista all’adrenalina.
Il turbinio di emozioni e passioni che il calcio smuove in milioni di persone dovrebbe essere il motivo primario per cui questo sport deve riprendere e con lui anche tutti gli altri.
Lo sport, quello genuino, è il migliore antidepressivo contro la paura, l’angoscia e spesso anche contro la realtà.
La nostra Lazio è il sogno di un’intera città, è la forza di un’intera piazza.
Allora ho capito perché alle 3 di notte sento una piccola mancanza, un solco che scava nel cuore.
Sono andata allo stadio a vedere Lazio-Milan di Coppa Italia sotto la neve, con temperature proibitive e molto distanti dai soliti inverni romani.
Ho visto la finale di Supercoppa nel 2017 sul mio seggiolino morendo di caldo come fossi avvolta dal plexiglass e credetemi, non è una bella sensazione.
Oggi non ci resta che assistere ad un calcio malato e giocato nei “salotti alti” tra liti, polemiche in Lega, confusione… Cose assai distanti dal vero pallone, inno all’aggregazione.
Tutto adesso è concentrato su un lungo braccio di ferro ma, nei “salotti alti”, non capiscono che non esiste un vincitore.
Lotito si batteva il petto affinché questo campionato potesse riprendere e tutti lì impegnati nella “caccia alle streghe”.
Tutti lì senza capire che il Paese ne ha bisogno, questa grandissima macchina economica muove anche le fila ben al di sotto degli stipendi milionari.
E mentre regnava il pieno caos, è arrivata la Uefa, la Fifa, a dirci di giocare, a darci una speranza, una bozza di accordo.
Forse al mare non c’andrò spesso e magari rinuncerò alle foto in bikini per fare vedere che sì, mi alleno, ma varrà la pena stare a casa perché, cazzo, ci sarà la Lazio.
Lo speciale Scudetto “Summer festival”, in via del tutto eccezionale in un mondo che ha dimenticato la normalità.
Sembra quasi una colpa dire a voce alta che vogliamo riprendere il calcio, sembra malvagio perché là fuori c’è ancora la tragedia.
Ma io me sogno la Lazio de notte.
Mi sogno pure la voce di Marchegiani che fa la telecronaca.
Mi sogno i calci d’angolo, -Strako’ esci da quella cazzo de porta-, mi sogno l’esultanza e lo smadonnamento per un gol mangiato sotto porta.
Forse sperare nella ripresa del calcio era un concetto malvagio fino ad una settimana fa perché, oggi, anche i “benpensanti”, quelli “la salute prima di tutto”, si sono accorti che a ricominciare bisogna pensare per forza.
Quando si parla di motivi economici tutti si sturano bene le orecchie e non additano più “Lotito er cinico”. Improvvisamente son tutti cinici, anzi, i cinici non esistono più.
Io me sogno la Lazio anche la notte e capisco che il motivo più grande per tornare a giocare è legato al morale di un intero Paese piegato in due da questo virus infame.
È per la nostra salute mentale. 
Siamo stati ristretti, isolati, bombardati da informazione distorta, lasciati alle nostre frustrazioni. 
Il calcio oggi sarebbe l’unica strada verso la ripresa di un’Italia sull’orlo di una crisi di nervi.
Un simbolo di speranza, della serie: “se ricominciano a giocare, vuol dire che va meglio!”.
Perché è stato proprio lo stop del campionato a farci capire che stavamo su una barca che navigava incerta, sul Titanic pronti a schiantarci.
La Serie A è un primo approccio alla normalità.
Detto questo però, non ci possiamo lo stesso tappare gli occhi , dobbiamo essere consapevoli che i buoni propositi alla fine si scontrano con la realtà. 
Con le sconfitte: i numeri del Covid 19. 
E qui mi rendo conto mostruosamente che tutto questo sentimento, questa mia voglia di Lazio, di giocate alla Milinkovic, è forse una fottuta ingenuità da tifosa.
Io non so cosa succederà, quando ci risveglieremo da questo incubo, come sarà la nostra vita o come conosceremo la nuova normalità.
Io non so nemmeno se la ripresa del campionato sia davvero possibile o ci si illuda solamente che sia fattibile.
Non so da dove è venuto fuori questo cornonavirus e né se tornerà in quel buco di fogna.
Io non so cosa sarà di noi…. Ma la Lazio me la sogno pure de notte!

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